Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2022

Al mittente

Immagine
  Oggi vorrei chiamarti.  Oggi mi manchi.  Oggi mi manca la tua voce strana, la tua testa pelata, quelle tue mani perfette, più che bellissime, mi mancano i tuoi occhi da bambino, i tuoi denti sempre più bianchi dei miei, mi manca toccare la tua barba morbida che avevi smesso di tagliare per me. Oggi mi manchi tutto, nel bene e nel male.   Vorrei chiamarti e dirti parole d’amore, quelle più belle, quelle che non ho mai detto e neanche mai scritto a nessuno. Mi tornano alla mente le parole d’amore della nonna…”come stai, cosa ti va di mangiare?”, la nonna curava tutto con il cibo, forse era una maga e l’ho capito troppo tardi.  Per settimane ti ho fatto i passatelli, il tuo piatto preferito, ma tu non sei apparso.  “Facciamo una magia, io ti penso, e tu appari”, non funziona più. C’è ancora l’uovo di Pasqua in cucina, neanche    la cioccolata ha funzionato.  Mi hai detto che devo essere buona, ma non credo che porti lontano essere buoni, credo    che fare qualcosa di buono faccia la ver

ON/OFF

Immagine
  Sono giorni che mi chiedo come sto, me lo chiedo io e me lo chiedono le tre amiche che hanno condiviso con me questi ultimi mesi. E me lo chiede mia sorella e me lo chiede il mio ex marito. Chi non me lo chiede è perché non sa niente e perché a volte bastano un sorriso e una battuta per simulare serenità, o meglio, per nascondere la tristezza. Tutto sommato, ma proprio tutto, senza lasciare fuori nessun decimale e arrotondando per eccesso, direi che sto mediamente bene. La dottoressa mi ha dato due ricostituenti e il corpo sta rispondendo in modo sorprendente, forse è droga; la mente, quella c’è sempre stata, lucida e gelida.    Tornando alla prima riga direi che mi rispondo: “bene, ma sono triste”.  Oggi ho intuito    che questa tristezza mi rallenta e mi regala tempo per fare un sacco di cose: scrivere e leggere, vedere foto, curare le piante, svuotare armadi, spostare mobili, provare ricette, organizzare cene, ballare. Sono rallentata di cuore ma accelerata di testa, nella tristez

Luna Park, con la k

Immagine
Mi chiamo Erica, come il fiore, e come il fiore sono nata in inverno e sempre come il fiore sono nata senza k. Semplice eppur facile sbagliarsi, ma mai ho lasciato correre. Erica con la c, c di cane, e si ti sbagli ancora ti azzanno la gamba, mi verrebbe da dire con certe capre. Capre con la c, pure loro.  Da qui è chiaro che sono una che mette le cose in chiaro fin da subito, che la vuole vedere chiara e pretende chiarezza. Se c’è un problema devo capire esattamente da dove nasce, chi lo alimenta e che forma ha, devo confinarlo per poi sezionarlo ed eliminarlo, estirparlo alla radice come un’erbaccia, con la quasi certezza che crescerà poco lontano.  Questo per dire che il galleggiare tra problemini e problemoni che non si risolvono , resta per me un grande grandissimo fattore di alterazione, nervosismo, incazzatura.  Una volta mia figlia sedicenne, Camiamoremio, mi ha detto, “i problemi si risolvono parlandone,  non evitandoli”. Chissà forse l’ha sentito in Summertime, ma è proprio c

Cielo e tettine

Immagine
    “Aiutati che il cielo ti aiuta”, così mi diceva la nonna quando inciampavo in qualche difficoltà. Non l’avevo proprio chiarissimo questo intervento divino ma rialzavo il culo quando cadevo e cercavo di piangere il meno possibile, mi impegnavo davvero per far andar bene le cose. In effetti non saprei dire dove finivo io ed iniziava il cielo, ma la nonna supervisionava e se il cielo mi dava il pacco c’era lei, lei era il mio cielo.   Con “aiutati che il cielo ti aiuta” qualche medaglia l’ho anche portata a casa; ricordo di aver    aggiustato il camper a quell’ ingrata di Barbie, di essermi tolta il pungiglione dell’ape dal dito, di aver ricalcato alla perfezione tante cartine geografiche e    di essermi fatta due tettine niente male con il cotone idrofilo.  Da adulta, o comunque crescendo, credo di aver abbandonato un po’ quella forza che mi distingueva dai piagnoni della via, o meglio, quella forza l’ho distribuita. Ora tante volte non ho nessunissima voglia di aiutarmi ma piuttosto

Dare tempo al tempo

Immagine
  “Dare tempo al tempo”,  possiamo dirlo a chi le ha provate davvero tutte, a chi non ci interessa aiutare, vale circa come una alzata di spalle, e a chi realmente e purtroppo non ha alternative. Il Tempo a volte può essere antidoto, alleato, amico, altre può essere il più letale dei veleni. Dare tempo al Tempo significa proprio questo, aspettare facendolo passare, guardare avanti; Lui cura tutto quello che c’è da curare, riempie le crepe, incolla i cocci, ricuce strappi. Dove non c’era soluzione, dove non potevi intervenire, dove l’unica cosa era un miracolo, ecco, in questo caso, solo in questo caso, il Signor Tempo farà la sua magia.  In tutti gli altri casi, e per fortuna sono la maggioranza, anche perché il Signor Dio a contrario del Signor Tempo, ne ha poco di tempo e di miracoli se ne vedono ben pochi, in tutti gli altri casi se speravi che il tempo aggiustasse, cucisse, curasse e te ne sei stato, o stata, con le mani in mano sei un imbecille.  Il tempo nei problemi non problemi