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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

Sogno o Sondesta

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  Quando cambio letto, non solo devo abituare il corpo, devo abituare anche la mente. Mi succede infatti che oltre al fastidio alla schiena, che mi accompagna per qualche giorno, mi seguano sogni strani e risvegli ambigui in cui non riesca a ricordare dove sia. Questo ultimo spostamento è stato segnato da un materasso troppo morbido e da un cuscino inesistente anche dopo varie piegature, tipo croissant.  Inizio a dormire bene quando devo tornare a casa. Ovvio.  L’altra notte ho sognato che mi alzavo dal letto ed ero nella mia vecchia casa, c’era tanta luce in camera e tutto era intatto, baule con sopra i vestiti, tappeti, cuscini, scatole e scatoline sulla cassettiera, tante collane colorate appoggiate a cavallo della specchiera… Ricordo quella mattina reale di tantissimi anni fa in cui mi svegliai sommersa dalla luce del mattino, cercavo di dormire tanto per far passare il tempo, e arrivata alla specchiera mi guardai e provai un grande sconforto nello scoprire    che ero quella del gi

Assente giustificata

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Sono giorni di assenza dalla scrittura in quanto ho scelto di dedicare questo poco tempo libero alla lettura. Magari uno si chiede, “ma di pomeriggio che cazzo mai dovrai fare?!”, e tante volte me lo chiedo anche io. Così ho iniziato a starci un po’ dietro e mi sono osservata e cronometrata. Beh la casa diciamo che assorbe tutto il mio tempo, la vita di mamma in campagna mi risucchia mi frulla e mi stende al sole. Torno alle 13.30, cucino, mangiamo, sistemo e sono le 15.30, faccio una lavatrice, raccolgo quella del giorno prima, sistemo un po’ la sala, salgo al piano superiore e mi impressiono ogni volta, assisto un po’ i ragazzi, vado ad innaffiare, esco a fare la spesa, una commissione, rispondo alle mail di lavoro e cazzo sono le 19, penso alla cena, una doccia, una telefonata e mi addormento.   Penso sia abbastanza normale ma essendo tutto over size e non avendo aiuti, investo il mio tempo qui. Devo ancora aprire 4/5 scatoloni del trasloco ma se a Natale sono ancora chiusi li porto

Eh?!

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Abbiamo poco più di venti lettere per riuscire a dire tutto ciò che vogliamo e sentiamo, non sono poi tante. Per quanto riesca abbastanza facilmente a scrivere, e non faccio correzioni, a volte mi accorgo che faccio fatica a parlare. Il tempo dello scrivere è dalla mia parte, mentre digito la parola penso già alla successiva e come una collana di perline riesco a scegliere che colore mettere vicino ad un altro, riesco a vedere il risultato finale. Quando parlo sono troppo istintiva, precipitosa, imbarazzata, e inciampo. Forse anche questa pandemia mi ha fatto un po’ perdere il piacere del dialogo faccia a faccia, o forse osservare i miei interlocutori, le loro espressioni, posizioni, gesti mi distrae da quello che vorrei dire. Sono davvero un po’ singolare, e mi piace molto questa cosa. Sono affascinata dalle lettere, dai disegni che compongono e spesso gioco con loro come un bambino nella pista  di biglie.   Sono stata sposata con una F e credevo fosse la perfezione. Io E, lui F, due

Spremere desideri

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 C’erano le nuvole ieri sera, c’erano le nuvole che coprivano tutte le stelle. Riuscivo a vedere solo il Grande Carro e sapevo perfettamente che non sarebbe mai caduta una di quelle sette stelle super  brillanti. Sono stata in giardino tre minuti e poi sono rientrata. Sei fortunato che non abbia potuto esprimere il mio desiderio, saresti disoccupato. Una volta ho ricevuto un biglietto bellissimo: “facciamo così, io esprimo un desiderio e tu appari”. Ho spremuto a fondo ma senza stella cadente non ha funzionato.  Questa sera non ho avuto tempo né di stare dietro a scivoloni, né a cadute planetarie. Ho anche io il mio da fare, cosa ti credi; devo combattere con questo “cattivo”, come lo chiami tu, che ho dentro, e cerco di non dargli da mangiare, ma poi arrivi con la pizza. Sono rientrata a casa da poco e prima, mentre chiudevo una delle finestre della camera da letto, ho notato che ci sono ancora le candele che avevo messo per il solstizio d’inverno.  ….Erano le prime telefonate in simp

Vuoto d’aria

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 Ieri ero felice, ieri c’era il vento, adoro il vento. Mi è sempre piaciuto fin da bambina, lo usavo per far volare cose e per asciugarmi i capelli. Lo faccio ancora.  Il vento se ne frega se c’è il sole, se piove, se c’è la luna o è pomeriggio, lui può arrivare in ogni momento a suo piacimento. Può ricoprirti di sabbia o riempirti  le vele, può far girare le pale e a volte anche le palle. Non puoi vederlo puoi solo sentirlo, con le orecchie, con la pelle. Tu sei un po’ vento. Ieri è arrivato carico dei tuoi pensieri e dei tuoi profumi, l’ho sentito da lontano poi mi ha avvolta, non mi sono mossa.  Oggi c’è questa  cappa malindiana che ti toglie ogni slancio, ho declinato tutti gli inviti. Alterno divano e letto portandomi dietro il libro che sto leggendo, giro in mutande e maglietta bianca. Non sono da colori oggi, anche l’elastico che mi tiene alti i capelli sulla nuca, è color niente. Mi accenderei una sigaretta ma non ho mai fumato.  Oggi non c’è vento, ci sono le nuvole ed il sole

Ciambelle e Salvagenti

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Quando c’è un po’ di maretta, e mai come nel nostro caso è più adatto questo termine, uno si autoconvince di avere ragione e che l’altro sia uno stronzo, aggrappandosi a ricordi antipatici, al brutto ed al cattivo.  Sono a letto da giorni, ho la febbre e mal di schiena, forse anche il morbillo ma non si vede. Oggi mi sono alzata per andare dal dottore e sono passata davanti a Franchini, il panificio Franchini, il top della city. Ogni volta che ci passo davanti c’è  la fila che arriva  fuori e così non mi fermo mai. Fortuna che ho amiche molto più pazienti di me. L’unica volta che ci sono entrata, e mi sono fatta mezz’ora di fila, è stato con H. in uno dei nostri primi incontri. L’avevo recuperato in stazione, era tutto bello in blu, ben vestito e profumato, era un piacere portarselo a casa, come un regalo inatteso. Ero molto felice.  Passando davanti al panificio e mostrandogli la fila gli dissi : “Guarda, quello è il panificio più buono della città!”, lui mi chiese di tornare indietro

RagaSSina

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Quando si è abituati ad amori potenti come quello del mare si fa fatica, una grande fatica ad accettare amori più semplici, seppur veri e forti. Tu ragazzina al massimo potrai preparare una vasca da bagno con acqua calda e profumata, potrai fare un corso di massaggi thailandesi ma non puoi competere con il mare, con il vento e con il sale.  Forse chi è abituato ad amori potenti ed incondizionati non riesce a portare avanti amori in cui ci siano condizioni meteo e compromessi. Forse chi è abituato a ricevere tanto non si accorge del poco che una semplice persona può dare e nemmeno del vuoto dell'assenza che questa, spostandosi, potrebbe lasciare. Devi capire ragazzina che non siamo tutti uguali, non sono fatti tutti come te che mescoli amici, unisci tavoli, costruisci ponti e distribuisci manuali d’uso e manutenzione. C’è anche chi viaggia a compartimenti stagni, o sei dentro o sei fuori. A volte è tutto facile ragazzina perchè sei rimasta chiusa dentro, ed è tutto bellissimo, altre

2 agosto

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Quando mi sono trasferita in campagna non sapevo fare l’orto, ne avevo visti tanti ma non li avevo mai studiati. Mi ci sono messa, piano piano, ogni anno miglioro qualcosa e peggioro qualcos’altro, sperimento di continuo. Una certezza però l’avevo, la salvia sapevo farla crescere, forse anche troppo. Nella casa di prima avevo creato un mostro, era enorme, regalavo mazzi di salvia a tutti.  L’avevo piantata a caso, senza leggere manuali, senza stressarla con concimazioni e potature, avevo scelto un posto nel giardino all’ombra di due Ginkgo. Arrivata qua ho provato a metterla vicino al tiglio, poi vicino al rosmarino, uno stento continuo e mi ostinavo a concimarla ed innaffiarla. Ogni volta crepava, sia chiaro. Questa ultima terza pianta di salvia l’ho lanciata a caso vicino ad un vecchio pino che spesso la inonda di aghi e le fa tanta ombra. Beh, io non so cosa si raccontino, come riescano ad andare d’accordo ma Madame Salvia è una bomba, è quadruplicata e sta ricoprendo anche dei picc