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Visualizzazione dei post da settembre, 2021

Tra banane e sceriffi

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“Avevo chiesto una bolla ed ho ricevuto una balla”. Del resto quando non ci si conosce è un attimo prendere un abbaglio o abbagliare. Del resto le bucce di banana le prendiamo tutti e non è un caso che la buccia sia di un frutto tropicale, tropicale e sconosciuto. Nessuno dice “ha preso una buccia di pera!”, nonostante sia ben più scivolosa della banana, perché la pera è local, la pera la conosci, la pera la sai trattare. È successo così tra me e la nuova cassiera del mio micro-mercato di fiducia. Ci eravamo antipatiche. Sconosciute e abbagliate. Poi un giorno ho azzardato una parola in più e ora mi porta anche la spesa in macchina se non c’è gente. Lei è il mio spartiacque, è la persona che segna la fine della mattinata lavorativa e l’inizio del vero duro lavoro.  Io amo fare la spesa e vedere persone che mi piacciono mentre faccio una cosa che mi piace è importante. Ora ancora di più. Io odio i super mercati: non mi saluta nessuno, non mi consiglia nessuno, le verdure non me le da ne

Giulia

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 Il 23 settembre di 33 anni fa, da figlia unica divenni sorella maggiore. Unica lo sono rimasta, ma come tutti, nè più nè meno.  Mia sorella arrivó con due mesi di anticipo in una tiepida mattina piovosa di inizio autunno  mentre io ero ero ad affrontare quel gran casino della prima media. Mia sorella, era piccolina piccolina, ma poi si è fatta, ed oltre ad avere questo ruolo importante di sorella minore, è diventata una grande persona. Mia sorella appartiene al genere “buoni a prescindere”, in trentatré anni non l’ho mai sentita dire una parola storta su qualcuno, neanche su di me. Non ci assomigliamo per niente. Lei ama i gatti, io i cani, lei va d’accordo più con la mamma ed io con il babbo, lei è bionda vera e ha gli occhi azzurri, io bionda finta e un occhio verde. Però abbiamo portato entrambe l’apparecchio e forse i nostri sorrisi si assomigliano. Mia sorella non è di quelli che adottano le foche a distanza, spediscono salsa di pomodoro  fatta in casa o pandori a Natale ai nonni

Grazie, prego, scusi

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 Questo mondo ha bisogno di gentilezza. Mia nonna non parlava troppo ma aveva gesti gentili per tutti, anche con chi non le stava troppo simpatico, anche con chi parlava a sproposito, anche con chi non conosceva, ma soprattutto con chi era nel suo cuore, noi della famiglia. Vi accorgete vero che a volte siamo più gentili con chi non conosciamo: un cliente, un addetto, un vicino, piuttosto che con un genitore, un amico… Essere gentili prendendo il treno della sola andata è facile, esserlo con chi può averci fatto incazzare, deluso, ferito non è subito easy. Certo, è sempre un salto nel buio, ma la rete della gentilezza ci permette di goderne semplicemente ad esserlo, gentili.  La nonna diceva, “se non puoi dire niente di carino, stai zitta Erica”, non sempre lo faccio ma ci provo.  L’altro giorno al supermercato ho aiutato un ragazzino con l’acqua, una stupidaggine, ma quello dietro di me poi ha fatto lo stesso con la signora in fila dopo di lui, forse aveva le tette grosse, forse la ge

Settembre

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Sono giorni particolari in cui non mi voglio sbilanciare. È difficile non scrivere quando hai tanto da raccontare, ma a volte è quasi necessario conservare un po’ di parole per noi stessi, depositarle su un foglio, in un quaderno, dietro ad uno scontrino  e nascondere tutto nel secondo cassetto del bancone in cucina.  A volte vorrei scrivere più di fantasia, credo di possederne, ma questa realtà in cui nuoto, galleggio e vivo è già talmente ricca di cose che poi sarebbe un casino filtrare e/o mescolare. Ho bisogno di alleggerire, non di caricare.  È bellissimo svegliarsi nel cuore della notte in cerca di una coperta, ributtarsi a letto e godere di quel leggero tepore che il corpo aveva creato in quell’angolo di letto, avvolgersi tipo mummia e tornare a dormire guardando  le finestre spalancate e stellate. È bellissimo.  È bellissimo fare nuovi propositi, perdere l’abbronzatura, farsi una scrub, tagliarsi i capelli, estirpare le erbacce, piantare i finocchi, osservare le foglie che sann