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Giorno uno

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  Giorno uno  Sveglia senza sveglia ore    6.25, ben riposata e piena di ottimi propositi. Camminata di un’ora e recupero brioches decongelate e crude all’interno per figli ingrati    che dormiranno fino    ore 11 senza preoccuparsi minimamente della madre che va a camminare nel bosco.  Tutto bello e selvaggio, molto Goonies.. Un attimo di titubanza per le sgrufolate dei cinghiali. “Giovane donna trovata morta per attacco di animali selvatici”…ci tengo a giovane e non scenderei nel dettaglio circa l’animale, lasciamo mistero, grazie.  Mare, lettino, molti bagni, libro top.  Pranzo a casa con due verdure schifose comprare al buffet e pagate come oro. Lamento non ha pranzato e Noia si è mangiata anche la sua parte.  Riposino tipo vecchi in pineta dopo abbuffata e ore calde e bla bla bla, torno al mio scoglio.  C’è signora gentile che attacca pezzone, chiudo libro e bla bla bla, riapro libro, sono immersa e felice…”fai un bagno?!” Io salto sul lettino ma lei non se ne accorge, avrà pensat

Siamo fiori

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  Saremo sempre il sesso debole, per fortuna.   Quando ci hanno affibbiate questo aggettivo poco simpatico nella notte dei tempi, probabilmente c’era stata una gara di braccio di ferro tra uomini e donne e quasi tutte le donne, se non tutte, avevano perso.  E amen, fatevene una ragione.  Io perdo a braccio di ferro con Giulio che è un soldo di cacio e non fa neanche sport. È dentro di lui la forza, è nel suo dna di maschio. Noi donne non possiamo essere il sesso forte e non dobbiamo neanche interessarcene. Che scarichino loro l’acqua dall’auto, che taglino prato e siepe, che girino il materasso, che montino mobili dell’Ikea.  Noi siamo fatte in modo diverso e abbiamo attitudini diverse; noi abbiamo un nido dentro , un groviglio di rami e rametti, un riparo pronto ad accogliere amori, guai, dolori, preoccupazioni e anche bambini volendo… Questa differenza sostanziale e strutturale ci indebolisce, ci porta a non avere tutto quello spessore di forza che hanno i maschi; sentiamo e percepia

Quattro/4

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  11/11/22 Da tanto non entravo qui, 100 giorni circa, avevo perso la strada e pure la password. Oggi ritrovo il silenzio che si respira qui dentro e la pace mi avvolge come una doccia calda, una coperta, un abbraccio romantico.  Avevo bisogno di allontanarmi per poi tornare. Ho riflettuto se chiuderla qui con “diario di bordo” ma credo che semplicemente non avessi ispirazione sufficiente a darmi quella spinta per inanellare lettere ed emozioni.  È stata una lunga estate, un’estate che sembrava non finisse mai ed io sinceramente non ne potevo più. Mi avevano stufato le t-shirt, le domeniche al mare, le petunie, i gerani  e perfino la luce. Sapevo che non ci sarebbe stato nessun autunno, nessun passaggio e che di colpo mi sarei ritrovata in cappotto, al buio e con un abete in braccio. Ed ero pronta. Poi è successa una cosa non prevista, e sto cercando di prendergli le misure per capire dove metterla. Voglio fargli spazio.  

Selvaggia

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  È la notte dei desideri, speriamo che non cada la mia stella.   È proprio così, nella costellazione del Toro, da circa un anno e mezzo sono proprietaria di una stella. L’ho comprata e poi subito regalata e quindi a dirla tutta    non è più mia, ma sua.  In tanti questa sera guarderanno le stelle sperando cadano, io ne guarderò una sperando l’esatto contrario.  Perderò tanti desideri, lo so, ma al momento non ho ben chiaro cosa o chi desiderare;  Selvaggia non farti condizionare e resta lì.  Buon San Lorenzo… e grazie a Dio da domani non avrò più Venere contro. 

L’isola nell’isola

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In vacanza i pensieri ci sono, non è che uno in vacanza diventa un imbecille, ma sono pensieri così veloci che ci vorrebbe il retino per prenderli. Ho provato più volte a metterli su carta ma alla fine disegnavo un fiore con le foglie a forma di cuore ed un sole che rideva…forse in vacanza si diventa un po' imbecilli davvero.  Oggi sono uscita dall’isola nell’isola. Sono arrivata alla sbarra, ho esibito il mio tesserino e sono tornata per mezz’ora alla vita normale. Avevo voglia di guidare e di ascoltare musica con i finestrini abbassati e guardare il mare da una diversa prospettiva. “Mi faranno rientrare?” è stato il pensiero che mi ha sfiorata mentre cantavo Harry Styles. Avevo anche voglia di mettermi alla prova e capire se le spalle, ora abbronzate, avessero retto il peso di quello che c’è fuori. A volte basta poco per capirlo, bastano 4 minuti, una telefonata a casa e la realtà è tutta lì che ti aspetta a braccia aperte. Certe mattine mi alzo presto e pulisco il bagno o faccio

Terremoto

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Terremoto, ci volevi tu per farmi tornare con i piedi per terra, per far cadere tutte le stupidità che avevo messo in tavola.  Ultimamente mi sono sentita dire spesso: “devi essere più leggera”, ma io non posso, più di così volerei via; posso indossare abiti leggeri, preparare leggere cene, leggere un libro leggero, posso immergermi e gustare la mia leggerezza galleggiante, ma poi basta.  Io sono un capricorno ed ho bisogno di schemi, di razionalità, di pazzia concreta e di tavole ben apparecchiate. Tu terremoto hai fatto un bel casino in quella che era una tavola incasinata.  Continuavo a togliere, a sostituire ed ho provato  anche ad aggiungere; piatti antichi, bicchieri di cristallo, colori tenui, fiori perfetti, eppure non riuscivo a capire cosa non funzionasse più nella mia tavola ben apparecchiata.  Poi ho capito…. l a tovaglia!  Avrei voluto fare la magia e tirare forte, ma sempre il terremoto mi ha ricordato che sono un capricorno     e non un unicorno con poteri magici. Così h

Andrà tutto bene

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Da giorni sono sola. Vago alla ricerca di segni e coincidenze, interpretando    tutto a modo mio, libero arbitrio.  Nei mesi appena trascorsi ho continuato a ripetermi “andrà tutto bene”, come quando in piena pandemia nessuno ci capiva un cazzo di niente e andavo a fare la spesa ogni giorno riempiendo il carrello e immagazzinando quintali di pasta e panetti di lievito. Direi che il risultato più o meno è stato lo stesso, non ho riempito la casa di cibo ma di parole, di gesti, di fatti, non ho fatto la spesa ma mi sono spesa per far andare tutto bene, senza riuscirci.  Ho nutrito questo amore senza sosta, con tanta speranza ed un bel sondino. L’ho rianimato più volte, almeno quattro, ho cercato di girarlo per non fargli venire le piaghe da decubito, l’ho lavato, asciugato e massaggiato, senza capire se stavo facendo bene o male. A tratti, presa dalla disperazione, ho perfino pensato di farlo fuori con un cuscino, di soffocarlo. Non ci capivo più un cazzo alla faccia dell’andrà tutto ben

Camilla

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  Cara Cami, Cara Cami non sai quante lettere io ti abbia scritto nella mia testa e tutte iniziavano e finivano allo stesso modo. ( cara Cami, con amore, la mamma)   Cara Cami vorrei abbracciarti molto di più di quello che mi concedi, quei 10 secondi quando scendi a far colazione, davvero pochi.  Cara Cami a volte vorrei scalfire la tua corazza, vorrei dirti “daiii toglitela, io sono la mamma”  Cara Cami io adoro quando mi mandi i vocali da scuola per aggiornami sui compiti o sulle interrogazioni, io adoro quando mi racconti qualsiasi cosa.  Cara Cami mi sei    molto antipatica quando    dici che il babbo è più simpatico di me e che cucina meglio.  Cara Cami scusa se non riesco sempre a spiegarmi con le parole, vado meglio a scrivere, lo sai.  Cara Cami tu mi fai felice quando mi chiami per dirmi di un bel voto e mi dici “ sei felice mamma?” Sembra tu lo faccia per me e comunque ci riesci, mi fai felice.  Cara Cami ricordati che non ti devi mai vergognare di piangere, mai.  Chi non sa

Joël Dicker Mon Amour

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  10 Giugno, da quaderno umido degli appunti.  Quando finalmente trovo un libro che mi piace è una cosa bellissima, un innamoramento potente che dura in maniera univoca ed in modo direttamente proporzionale al numero delle pagine.  Vengo rapita e nessuno chiede il riscatto.  Appena ho 4 minuti leggo, mi addormento leggendo e la mattina mi sveglio felice come se la sera prima avessi visto un bel film; riuscire a trovare un bel film al giorno d’oggi è arte e culo.  L’unico neo di questa immersione è che non scrivo e le idee mi si accumulano; idee che sopraggiungono solitamente mentre    guido, l’unico momento in cui non potrei leggere, e così si crea un ingorgo nella mia testa.  Prendo appunti, cerco di non perdere niente.  A presto E.

Tagli e Tigli

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 Una sera qualsiasi dei primi di giugno. Il profumo del tiglio è estate; possono esserci anche 40 gradi e può far buio alle nove di sera ma se non sento il profumo del tiglio  non è davvero estate.  Sono giorni non difficili, di più. Troppe scelte drastiche, troppi tagli e pochi tigli, troppo vuoto e poco alcool; sono a dieta da tutto ciò che mi fa bene per poco tempo. Giorni difficili con scelte che lo sono altrettanto ma ne avevo bisogno, stavo soffocando. Così questa sera ho spalancato le finestre della camera per far uscire la pesantezza dei miei pensieri e far entrare due amiche, l’estate e la notte, sperando che quest’ultima mi porti buoni consigli. Mi piace molto il buio estivo, e pensare che fino a vent’anni mi faceva paura in ogni stagione. Per tranquillizzare i bambini una volta gli spiegai che il buio trasformava tutto e tutti, ma non in mostri o lupi o ladri, ma semplicemente diventavamo fatti tutti di buio e questa cosa gli piaceva e alleviava un po’ i timori. E comunque l

Al mittente

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  Oggi vorrei chiamarti.  Oggi mi manchi.  Oggi mi manca la tua voce strana, la tua testa pelata, quelle tue mani perfette, più che bellissime, mi mancano i tuoi occhi da bambino, i tuoi denti sempre più bianchi dei miei, mi manca toccare la tua barba morbida che avevi smesso di tagliare per me. Oggi mi manchi tutto, nel bene e nel male.   Vorrei chiamarti e dirti parole d’amore, quelle più belle, quelle che non ho mai detto e neanche mai scritto a nessuno. Mi tornano alla mente le parole d’amore della nonna…”come stai, cosa ti va di mangiare?”, la nonna curava tutto con il cibo, forse era una maga e l’ho capito troppo tardi.  Per settimane ti ho fatto i passatelli, il tuo piatto preferito, ma tu non sei apparso.  “Facciamo una magia, io ti penso, e tu appari”, non funziona più. C’è ancora l’uovo di Pasqua in cucina, neanche    la cioccolata ha funzionato.  Mi hai detto che devo essere buona, ma non credo che porti lontano essere buoni, credo    che fare qualcosa di buono faccia la ver

ON/OFF

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  Sono giorni che mi chiedo come sto, me lo chiedo io e me lo chiedono le tre amiche che hanno condiviso con me questi ultimi mesi. E me lo chiede mia sorella e me lo chiede il mio ex marito. Chi non me lo chiede è perché non sa niente e perché a volte bastano un sorriso e una battuta per simulare serenità, o meglio, per nascondere la tristezza. Tutto sommato, ma proprio tutto, senza lasciare fuori nessun decimale e arrotondando per eccesso, direi che sto mediamente bene. La dottoressa mi ha dato due ricostituenti e il corpo sta rispondendo in modo sorprendente, forse è droga; la mente, quella c’è sempre stata, lucida e gelida.    Tornando alla prima riga direi che mi rispondo: “bene, ma sono triste”.  Oggi ho intuito    che questa tristezza mi rallenta e mi regala tempo per fare un sacco di cose: scrivere e leggere, vedere foto, curare le piante, svuotare armadi, spostare mobili, provare ricette, organizzare cene, ballare. Sono rallentata di cuore ma accelerata di testa, nella tristez

Luna Park, con la k

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Mi chiamo Erica, come il fiore, e come il fiore sono nata in inverno e sempre come il fiore sono nata senza k. Semplice eppur facile sbagliarsi, ma mai ho lasciato correre. Erica con la c, c di cane, e si ti sbagli ancora ti azzanno la gamba, mi verrebbe da dire con certe capre. Capre con la c, pure loro.  Da qui è chiaro che sono una che mette le cose in chiaro fin da subito, che la vuole vedere chiara e pretende chiarezza. Se c’è un problema devo capire esattamente da dove nasce, chi lo alimenta e che forma ha, devo confinarlo per poi sezionarlo ed eliminarlo, estirparlo alla radice come un’erbaccia, con la quasi certezza che crescerà poco lontano.  Questo per dire che il galleggiare tra problemini e problemoni che non si risolvono , resta per me un grande grandissimo fattore di alterazione, nervosismo, incazzatura.  Una volta mia figlia sedicenne, Camiamoremio, mi ha detto, “i problemi si risolvono parlandone,  non evitandoli”. Chissà forse l’ha sentito in Summertime, ma è proprio c

Cielo e tettine

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    “Aiutati che il cielo ti aiuta”, così mi diceva la nonna quando inciampavo in qualche difficoltà. Non l’avevo proprio chiarissimo questo intervento divino ma rialzavo il culo quando cadevo e cercavo di piangere il meno possibile, mi impegnavo davvero per far andar bene le cose. In effetti non saprei dire dove finivo io ed iniziava il cielo, ma la nonna supervisionava e se il cielo mi dava il pacco c’era lei, lei era il mio cielo.   Con “aiutati che il cielo ti aiuta” qualche medaglia l’ho anche portata a casa; ricordo di aver    aggiustato il camper a quell’ ingrata di Barbie, di essermi tolta il pungiglione dell’ape dal dito, di aver ricalcato alla perfezione tante cartine geografiche e    di essermi fatta due tettine niente male con il cotone idrofilo.  Da adulta, o comunque crescendo, credo di aver abbandonato un po’ quella forza che mi distingueva dai piagnoni della via, o meglio, quella forza l’ho distribuita. Ora tante volte non ho nessunissima voglia di aiutarmi ma piuttosto

Dare tempo al tempo

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  “Dare tempo al tempo”,  possiamo dirlo a chi le ha provate davvero tutte, a chi non ci interessa aiutare, vale circa come una alzata di spalle, e a chi realmente e purtroppo non ha alternative. Il Tempo a volte può essere antidoto, alleato, amico, altre può essere il più letale dei veleni. Dare tempo al Tempo significa proprio questo, aspettare facendolo passare, guardare avanti; Lui cura tutto quello che c’è da curare, riempie le crepe, incolla i cocci, ricuce strappi. Dove non c’era soluzione, dove non potevi intervenire, dove l’unica cosa era un miracolo, ecco, in questo caso, solo in questo caso, il Signor Tempo farà la sua magia.  In tutti gli altri casi, e per fortuna sono la maggioranza, anche perché il Signor Dio a contrario del Signor Tempo, ne ha poco di tempo e di miracoli se ne vedono ben pochi, in tutti gli altri casi se speravi che il tempo aggiustasse, cucisse, curasse e te ne sei stato, o stata, con le mani in mano sei un imbecille.  Il tempo nei problemi non problemi

Nodi

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“È una di quelle persone che se la lega al dito!”,  ma cosa esattamente?! La rabbia, il rancore, l’astio, il veleno…  Ma poi perché dovremo tenerci a mente, legandocele, le cose brutte quando già fatichiamo a ricordarci quelle belle, quando ancora abbiamo bisogno di un anello che ci ricordi chi ha il nostro cuore. Beh, se la nostra testa ha un limite massimo di capienza, ci converrebbe cercare di riempirla di ricordi felici, risate, profumi, colori  e super alcolici.  Come in tutte le cose  il giusto è sempre lì nel mezzo, tra il mondo fatato del “peace and love” e la Terra dei Goblin; non va bene essere sempre Madre Teresa, ma non va bene nemmeno coltivare vendetta come verza nell’orto.   Bisogna darsi tempo, darsi malati,  e non pretendere lo stesso tempo di guarigione da sgambetti e da pugnalate.  Io credo di essere diventata un buon medico di me stessa e riuscire a darmi i giusti giorni di malattia, a volte ho tempi di guarigione lourdelliani.  Vorrei  pedalare leggera e quindi ho

Una fetta di pace

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 In giro c’è una terribile influenza, ti entra nelle ossa, in testa e ti aggredisce a colpi di martello. L’hanno incontrata Giulio ed i suoi 35 chili.  La cucina da ieri rimane aperta h 24, ogni desiderio viene realizzato; sembro la nonna, sempre preoccupata per la mia magrezza che mi proponeva di tutto pur di vedermi mangiare. Ma Giulio ora è troppo impegnato a lottare contro il suo virus, lo vuole far fuori utilizzando un super potere, il calore, così supera i 39 gradi e diventa di fuoco. Lui drago e io pompiere: scoprilo, via i calzini, fallo bere, acqua, tanta acqua, passagli un asciugamano fresco sulla fronte, dietro al collo, sui polsi, la borsa del ghiaccio, la medicina…si, pure dottore al bisogno e poco omeopata. ( quando ci vuole, ci vuole) In un attimo questo adolescente che solitamente mi snobba mi butta le braccia al collo…”mammaaaa, grazie mammaaa...”, grazie mi dice. Queste sono solo piccole battaglie a fuoco domestico, difficoltà che però danno tempo e diventano un’occas

Ex sognatrice

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  Henry mi ha detto che ho perso le buone abitudini, e ha ragione. Posso dirlo pubblicamente perché lui non mi legge, almeno non mi legge qui. Le ho perse davvero tutte e ancora non ho voglia di mettermi a cercarle. Ho perso la voglia di leggere, il piacere di mettermi i tacchi, lo stimolo a vedermi meglio, a vedermi in forza ed invincibile. Ho perso un po’ di fantasia e forse oggi anche un pezzettino di sogno. Sognare forse era la mia miglior abitudine, la migliore di tutte. Mi alleno da quando sono piccola a sognare e di sportellate me ne sono presa, ma poi ricominciavo, spostavo visione, obiettivo, mezzi e ripartivo. E qui le sane battute di arresto sono sempre state prese come insegnamento, bugia, non sempre, non sono nata saggia e forte, ma le batoste sono servite poi a farmi scoprire come utilizzarle al meglio. A volte mi accorgo di essere cinicamente lucida e tranciante anche quando dovrei semplicemente piangere un po’. Oggi sono uscita dalla mia delusione al 50 e 50. Una parte

Il primo lettore

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Ho fatto una importante riflessione e credo di aver capito perchè scrivo: lo faccio perchè mi piace rileggermi, o meglio, lo faccio per non perdermi niente, non dimenticare, è la mia tecnica di conservazione. Infondo non basta prendersi cura del fisico, della pelle, bisogna mantenersi da dentro. In quello che scrivo c'è sempre una forte componente emotiva, tutto parte da una emozione e cercare di metterla per iscritto è come creare un pezzo di storia, della mia storia. Che poi voi lo leggiate, vi facciate un'idea, è un di più che mi diverte, ma il mio primo lettore sono io.  Mi accorgo che sto molto bene con me stessa e che non mi annoio un mezzo secondo, vorrei giusto uscire a fare una passeggiata e respirare senza tossire, ecco questo si, per il resto finchè mia mamma riesce a portarmi due medicine e la spesa va tutto bene.  Nel mio immaginario vi starete chiedendo cosa ho cucinato con il pesce... Vi rispondo, grazie per l'interesse. Mi sono fatta portare un sacchetto di

Vitamina C

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Ero in un ospedale bruttissimo, la mia stanza era piastrellata di beige e le infermiere avevano quello strano cappellino in testa. Sembrava un ospedale militare, non che ne abbia mai visto uno, ma mi ricordava quello di Pearl Arbour. Io ero in piedi, vestita, e ricordo che mi dicevano che avevo 39.2 e che dovevo stare lì che mi avrebbero dato un pigiama. Questo il sogno fatto mercoledì scorso. Quando mi sono alzata ho avvertito subito uno strano bruciore nel respiro,  il termometro della realtà però diceva 36.6. Così ho cercato di farmi coraggio e lavare via quella sorta di ipocondria che mi fa compagnia negli ultimi anni di pandemia. Mi fa sorridere questo infilarsi di rime ma è la verità. Però quel bruciore c'era, non me l'ero sognato e così ho deciso di fare un molecolare tanto per togliermi ogni dubbio. Non ho avuto tanto da aspettare perchè dopo aver fatto il prelievo mi sono sentita pervadere, invadere da un forte calore e questa volta il termometro  era molto più vicino